Tra i diversi disturbi che possono accompagnare la premenopausa c’è anche la candida vaginale. Vediamo perché, e come affrontare la situazione nel modo migliore.
Non hai mai sofferto di infezioni vaginali, ma ora, alla soglia dei 45 anni, ecco che compare il primo episodio di candida. Oppure la candida ti fa compagnia da sempre, ma negli ultimi tempi la situazione sembra decisamente peggiorata.
Può capitare. Tra i 40 e i 50 anni le donne entrano in una fase definita premenopausa (o perimenopausa), che può accompagnarsi a diversi disturbi, tra cui anche l’insorgenza o l’esacerbazione della candida vaginale.
Per capirne il motivo occorre fare un passo indietro, e analizzare cosa accade all’organismo man mano che la menopausa si avvicina.
Premenopausa, questa sconosciuta
La premenopausa è il periodo in cui l’organismo passa dalla fase fertile alla menopausa: una fase di transizione tra l’ultima mestruazione “normale” e l’ultima mestruazione della vita.
Siamo abituati a pensare che i disturbi che accompagnano l’avvicinarsi della menopausa siano dovuti esclusivamente alla carenza di estrogeni, ma in realtà la situazione è molto più complessa. La menopausa ha inizio quando le ovaie smettono di produrre ormoni sessuali (principalmente estrogeni e progesterone) e dunque l’ovulazione e il ciclo mestruale si interrompono. Quello che non tutti sanno, però, è che questa interruzione non avviene improvvisamente, bensì in maniera graduale. E, soprattutto, progesterone ed estrogeni variano in modo diverso.
Il progesterone comincia a diminuire in maniera costante già a partire dai 40 anni o anche prima, mentre gli estrogeni vanno incontro a fluttuazioni e spesso nei primi anni della premenopausa sono addirittura più alti del normale. Nella premenopausa possiamo quindi avere sintomi legati sia a una carenza che a un eccesso ormonale, nonché a uno sbilanciamento tra estrogeni e progesterone.
Le due fasi della premenopausa
Spesso i primi segnali della premenopausa interessano il ciclo mestruale e sono da imputare a una riduzione dei livelli di progesterone. In questa fase iniziale i cicli sono ancora regolari, ma più corti del solito (tipicamente 25 giorni o meno); può comparire spotting (piccole perdite di sangue tra una mestruazione e l’altra) e il flusso mestruale può diventare più abbondante o durare più a lungo.
Allo stesso tempo possono comparire i primi sintomi legati a un eccesso di estrogeni e a uno sbilanciamento tra questi e il progesterone:
- seno che si ingrossa o comincia ad essere dolente
- peggioramento dei dolori mestruali
- peggioramento della sindrome premestruale
- risvegli notturni, a volte accompagnati da vampate e sudorazione
- comparsa di emicranie, o loro peggioramento in caso se ne soffrisse già
- sbalzi di umore, irritabilità, ansia
- aumento di peso apparentemente ingiustificato.
I sintomi emotivi, in particolare, possono essere molto pronunciati e dipendono da uno squilibrio tra l’azione stimolante degli estrogeni e quella calmante del progesterone a livello del sistema nervoso centrale: ecco perché spesso compaiono ansia, disturbi del sonno, nervosismo o anche vere e proprie crisi di rabbia.
Man mano che il tempo passa, anche la produzione di estrogeni comincia a diminuire. Si entra allora in una seconda fase in cui i sintomi cambiano:
- il ciclo mestruale diventa irregolare e poi comincia a “saltare”
- compaiono i primi segni di secchezza vaginale
- possono insorgere problemi urinari come cistiti frequenti o incontinenza
- il desiderio sessuale diminuisce
- ci si sente spossate, prive di energia e con la mente annebbiata.
Allo stesso tempo molti dei sintomi della prima fase diminuiscono, ma spesso le vampate e l’insonnia al contrario peggiorano.
Poiché, come abbiamo detto, i livelli di estrogeni non si riducono in modo costante ma subiscono fluttuazioni, può esserci una certa sovrapposizione o alternanza tra i sintomi della prima e della seconda fase della premenopausa. Ma alla fine la carenza di estrogeni prevale. E poi, quando l’attività delle ovaie cessa del tutto e il ciclo mestruale si interrompe, gli estrogeni raggiungono il livello minimo e lì restano.
Candida in premenopausa
La candida vaginale è un disturbo tipico dell’età fertile, e in menopausa è molto più raro soffrirne. Questo perché è proprio l’abbondanza di estrogeni a rendere la vagina così ospitale per la crescita di questo microrganismo.
Ma, alla luce di quanto abbiamo detto, si capisce che durante la transizione della premenopausa le fluttuazioni ormonali possono addirittura portare, in alcuni casi, ad un peggioramento della candida! Può infatti verificarsi una situazione in cui gli estrogeni sono troppo elevati e il progesterone troppo basso, entrambi fattori che favoriscono la candidosi vaginale.
Dunque, se hai tra i 40 e i 50 anni e hai notato un aumento delle infezioni da candida (o hai cominciato a soffrirne proprio adesso), questo potrebbe essere il motivo. È comunque consigliabile fare tutti gli accertamenti per escludere altre problematiche, come infezioni batteriche oppure atrofia vaginale, che al contrario sarebbero favorite da una carenza di estrogeni.
Se soffri di candida in premenopausa, oltre agli integratori specifici per contrastare la candida può essere utile stabilizzare i livelli ormonali aiutandoti con un prodotto a base di fitoestrogeni. Queste sostanze naturali, simili agli ormoni estrogeni ma meno potenti, sono infatti capaci di riequilibrare l’assetto ormonale sia quando il livello di estrogeni è eccessivo sia quando è carente.
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In menopausa, invece, nella maggior parte dei casi la candidosi scompare. Attenzione però: questo vale solo per le donne che non effettuano la terapia ormonale sostitutiva! Se quando eri più giovane hai sofferto di candida ricorrente, e ora che la menopausa si avvicina stai valutando se assumere o meno ormoni, tienine conto nel prendere la tua decisione.