Secondo un nuovo studio, la candida intestinale potrebbe essere una delle cause alla base di serie patologie come colite ulcerosa e morbo di Crohn.
Abbiamo già parlato del fatto che una eccessiva crescita di candida a livello dell’intestino tenue può essere la causa di disturbi (gonfiore, flatulenza, dolore, diarrea) non altrimenti spiegabili. E di come anche la candidosi vaginale abbia la sua radice in una sovracrescita di candida a livello intestinale.
Ora un nuovo studio mette in luce che le conseguenze della candida intestinale potrebbero essere ben peggiori: è stato scoperto, infatti, un collegamento tra questo micete e le malattie infiammatorie intestinali (colite ulcerosa e morbo di Crohn).
I ricercatori hanno cominciato con l’analizzare la popolazione fungina (detta micobiota) presente nel colon di alcuni pazienti affetti da colite ulcerosa, mettendola a confronto con quella di persone sane. È emerso che in caso di colite ulcerosa il micobiota ha alcune caratteristiche peculiari, e cioè presenta livelli maggiori di candida e minori di lieviti della famiglia dei Saccharomyces (di cui fa parte, ad esempio, il probiotico Saccharomyces cerevisiae presente nell’integratore NATURAFLORA LEI).
Lo stesso dato era emerso anche da alcuni studi precedenti su pazienti con malattie infiammatorie intestinali. Ma non erano state trovate correlazioni tra i livelli di candida e la severità della malattia, dunque il ruolo patologico di questo micete non era chiaro.
Lo studio da poco pubblicato fornisce una spiegazione di questo fatto. Da un lato la candida prospera nelle persone con colite ulcerosa o morbo di Crohn perché l’infiammazione intestinale crea un ambiente favorevole alla sua crescita. E ancora di più se il paziente è in cura con farmaci cortisonici, come spesso accade a chi soffre di malattie infiammatorie intestinali. Ma la semplice presenza di candida, anche in quantità cospicue, da sola non basta per determinare la patologia. Il nuovo dato che emerge dallo studio è che tutto dipende da quali ceppi di candida sono presenti.
Gli scienziati, infatti, hanno osservato che alcuni ceppi di candida sono in grado di danneggiare gravemente le cellule e scatenare una forte risposta infiammatoria, mentre altri no. Quello che distingue i due gruppi è la capacità di produrre una sostanza chiamata candidalisina.
Si tratta di una tossina prodotta dalla candida quando cresce in forma di ife. La candidalisina è in grado letteralmente di distruggere le cellule, danneggiando i tessuti in modo diretto. Inoltre scatena una intensa risposta immunitaria di tipo infiammatorio, la quale può creare ulteriori danni ai tessuti. Ma non tutti i ceppi di candida la producono.
Sono dunque, secondo i risultati di questo studio, i livelli di candidalisina (e non semplicemente l’abbondanza di candida) a determinare la severità della malattia nei pazienti affetti da colite ulcerosa.
Si configura quindi un circolo vizioso in cui l’infiammazione intestinale determina una sovracrescita di candida, e la candida (se si tratta di un ceppo capace di produrre candidalisina) sostiene ed esacerba l’infiammazione. Questo potrebbe essere uno dei meccanismi alla base di colite ulcerosa e morbo di Crohn. E, di conseguenza, tenere sotto controllo la candida intestinale potrebbe essere un’utile strategia nel trattamento di queste patologie.